La nascita di Cefalù affonda le sue radici nel fertile terreno del Mito che vorrebbe la Città popolata, per la prima volta, dai Giganti (Bianca), quegli abitatori della Sicilia antica, primi dopo il Diluvio, discendenti da Iavan, figlio di Iafet, figlio di Noè. A fondare Cefalù potrebbero, però, essere stati i Sicani che nel 1634 a.C. (Auria) avrebbero scelto questi luoghi per il leggero gusto salato dell’acqua delle sue sorgenti e per la posizione geografica adatta ad una naturale difesa. Altri autori attribuiscono loro la fondazione della città in un periodo ancora più remoto (tra il 3000 ed il 2700 a. C.), quando, per sfuggire ad un attacco cretese, gli abitanti di alcune città sicane fondano, sulla costa settentrionale tirrenica, una città chiamata Eraclea, più tardi ribattezzata Cefalù. La città potrebbe, ancora, essere nata ad opera dei Fenici da loro chiamata RAS MELKART, promontorio di Ercole. I luoghi di Cefalù sono stati teatro delle gesta di Ercole che viene a Cefalù nel 1283 a.C. (Auria) e sul promontorio roccioso costruisce un tempio dedicato al Sommo Padre Giove. Altro mitico personaggio è Dafni. Figlio di Mercurio e di una ninfa, egli è quel fanciullo che inizia il mondo alla gioia della poesia pastorale e che, sposata Echenaide, a lei giura amore eterno. Stordito, però, dall’ebbrezza del vino, si lascia sedurre da una capricciosa regina. La nemesi è terribile quanto l’epilogo! Accecato, per vendetta, dalla suocera, come vorrebbero alcuni Autori, Dafni comincia a vagare per i boschi, ormai incapace di cantare quella natura che i suoi occhi non riescono più a vedere. Mercurio, impietosito, lo trasforma in quella roccia, nei pressi di Cefalù, che, a dire di Servio (IV-V sec. d.C.), avrebbe forma umana.
Della più antica frequentazione umana di Cefalù troviamo tracce preistoriche nelle due grotte, sul versante settentrionale della Rocca, chiamate "delle giumente" e "delle colombe". Kephaloidion il nome quello greco della Città che sarebbe un prosperoso centro indigeno della fine del V secolo a.C. Nel 396 a.C. Imilcone, Generale Cartaginese, si allea con gli abitanti di Cefalù. Nel 307 a.C. la Città viene conquistata dai Siracusani e assegnata al governatorato di Leptine. Nel 254 a.C. viene presa con l’inganno dai Romani diventando, poi, Città Decumana. Cephaloedium il nome latino della Città che, in seguito, ritroviamo sotto la dominazione dell’Impero Romano d'Occidente, di Vandali e Goti , dell’Impero d’Oriente , poi degli Arabi e quindi dei Normanni. Dopo Ruggero II († 1154) le fortune di Cefalù vengono meno; il Vescovado perde gran parte del suo potere, specialmente dopo i contrasti nati tra il Vescovo cefaludese Arduino e Federico II. Morto quest’ultimo (1250), la situazione politica della Città diviene molto confusa. Cefalù, infatti, passa da un feudatario all’altro, in una ridda di date e di avvenimenti. Finalmente, il 12 luglio 1451, Cefalù viene definitivamente riscattata da Luca Sarzana, Vescovo di Cefalù (1445-1471), che ottiene il privilegio che la Città non possa più essere venduta. Con l’avvento del “Viceregno” segue un periodo di maggiore stabilità. Nel 1493 in esecuzione del Bando di Ferdinando II, Re di Spagna (1468-1516), gli Ebrei di Cefalù lasciano la Città. Per Cefalù questo è l’ultimo grande evento storico. Da questo momento la storia della Città si snoda attraverso un lento susseguirsi di questioni doganali, decime, gabelle, conferme di privilegi, lettere e biglietti Reali. Pochi i fatti che fanno clamore. Nel 1742 nascono a Cefalù i Consolati di Commercio. Quelli di Francia, Danimarca, Svezia, Norvegia e Paesi Bassi rimangono attivi fino alla fine del XIX sec. Cefalù gioca un ruolo molto importante nella lotta contro i Borboni. Nei moti rivoluzionari del 1856 i cefaludesi Nicola (monumento nella Villa Comunale) e Carlo Botta, Alessandro Guarnera e Andrea Maggio pagano con i lavori forzati il loro anelito di libertà, mentre Salvatore Spinuzza (monumento in Piazza Garibaldi), audace capo della guerriglia rivoluzionaria, viene fucilato il 14 marzo 1857. Tra i personaggi che hanno visitato Cefalù tra il XIX e il XX secolo vogliamo ricordare: l’archeologo G. F. Nott (circa 1828); Garibaldi (5 luglio 1862); Ernest Renan (1875); Teodoro Mommsen (1878); Gaston Le Breton (1896). Numerosi i componenti di famiglie Reali e teste coronate: Re Ferdinando IV di Borbone e i due suoi figli, il Principe Ereditario Francesco ed il Principe Leopoldo (31 marzo – 2 aprile 1806); l’Arciduca Francesco d’Austria (1° novembre 1810); Marianna von Oranje-Nassau Hoenzollern (1851); il Duca e la Duchessa di Edimburgo (1888); S. A. R. il Principe Ereditario Umberto di Savoia (21 giugno 1926); il Re d’Italia Vittorio Emanuele III (4 gennaio 1943); S. A. R. la Principessa di Piemonte, Maria Josè del Belgio, moglie del Principe Umberto (primavera del 1943). Nel 1920 Aleister Crowley (l875 - 1947) fonda a Cefalù l’abbazia di Telema, che stimola l’attenzione del mondo esoterico internazionale sulla città. Il 30 aprile del 1923 il Mago è forzatamente allontanato dall’Italia, per volontà del Governo. Quattro giorni dopo Cefalù riceve la visita di Mons. Roncalli, futuro Papa col nome di Giovanni XXIII. Il 13 giugno del 1951 si inaugura il Village Magique che pubblicizza la sua presenza a Cefalù con un film, Vacanze d’amore (1953), una coproduzione italo - francese, per la regia di Jean Paul Le Chanois, con Lucia Bosè e Walter Chiari. E’ questo il primo di una serie di film che porterà Cefalù attori ed attrici di fama internazionale. Il Village Magique continua la sua attività fino al 1957, anno in cui viene rilevato dal Club de la Mediterranée. Cefalù diviene, presto, meta di molti viaggiatori illustri tra cui S. M. Gustavo Adolfo di Svezia con i dignitari di corte (1952); Re Federico e la Regina Ingrid di Danimarca (1953); l’ex Presidente della Repubblica Francese S. E. Auriol (1953), la Principessa Soraya (1970), recentemente (1° agosto 1998), i Reali del Belgio, Alberto II e Paola Ruffo di Calabria, infine, le LL. AA. RR. Carlo e Camilla di Borbone delle Due Sicilie, Duchi di Calabria (7 luglio 2001). Cefalù, oggi, offre le sue bellezze naturali, il suo mare pulito, ospitalità per tutti i gusti, servizi ed itinerari culturali ricchi di Mito, Storia e Natura.
Tracce del sistema viario ellenistico-romano sono disseminate un po’ dappertutto per la città, la parte più significativa si trova all’interno della sala polifunzionale della Corte delle Stelle (Corso Ruggero), mentre della cinta muraria megalitica (fine del V sec. a. C. ), oltre a varie piccole porzioni, rimangono solide vestigia lungo la scogliera della Giudecca ( Postierla ), presso Piazza Garibaldi (l’antica Porta Terra ) e lungo la Discesa del Distretto Paramuro. Dello stesso periodo delle mura è il cosiddetto Tempio di Diana, edificio megalitico con cisterna protostorica (IX sec. a. C.) situato sulla Rocca, monte costituito dalla lumachella, roccia calcarea ricca di fossili, le cui sezioni spiccano sulla superficie levigata della roccia come curiosi arabeschi. Poche le tracce lasciate dai Bizantini (alcuni resti di fortificazioni), solo negli usi e costumi quelle lasciate dagli Arabi che conquistano Cefalù nell’858, magnifiche e monumentali quelle lasciate dai Normanni. Il Gran Conte Ruggero nel 1063 prende possesso della Città. Ruggero II, riconsegna definitivamente Cefalù alla Cristianità, fondando, prima la Chiesa di S.Giorgio (1129) e, poi , la Basilica Cattedrale (1131). Quest’ultima costruzione permette al Re di sciogliere il voto fatto quando, colto da una improvvisa terribile tempesta, promette di costruire, ad onore e gloria del SS. Salvatore, una Cattedrale nel luogo che lo avrebbe visto salvo. Ritroviamo altri esempi di costruzioni medievali nel Palazzo Maria ( Piazza del Duomo) e nell’Osterio Magno (Corso Ruggero).Queste due costruzioni, erroneamente, sono state identificate come la Domus Regia ruggeriana che, invece, si trova inglobata nel Palazzo Vescovile, in quella parte attigua alla Canonica. L’Osterio Magno è un complesso monumentale del XIII secolo, accertata residenza, a Cefalù, dei Ventimiglia Marchesi di Geraci. Ai Ventimiglia si devono varie altre costruzioni cittadine: la parte più antica di Porta Pescara, la Torre di Porta Ossuna e, forse, parte della Chiesa di S.Antonio di Padova. Arrigo Ventimiglia, nel 1263, interviene nella definizione del tetto della Cattedrale e Francesco II, nel suo testamento (1386), chiede di essere sepolto nel sarcofago della Cappella di famiglia in Cattedrale, dove oggi riposa. Il sarcofago, assieme all’altro dove giacciono i resti mortali di Eufemia di Aragona, Vicaria del Regno di Sicilia, deceduta a Cefalù nel 1359, e ad altri mausolei, arricchisce il patrimonio artistico della Basilica di Cefalù: il mosaico bizantino dell’Abside (1148); le pitture del soffitto, rappresentanti il paradiso islamico (metà del XII sec.); la croce lignea bifronte dipinta da Guglielmo da Pesaro (seconda metà del XV secolo); gli stucchi barocchi (1650) di Scipione Li Volsi arricchiti dalle pitture di Ignazio Bongiovanni; una Madonna con bambino (1533) di Antonello Gagini; l’Altare del SS. Sacramento (1764-1779), pregevole lavoro degli argentieri palermitani Gregorio Balsamo, Giovanni Rossi, Giuseppe Russo ed altri, il cui Paliotto fu realizzato su disegno del pittore cefaludese Geronimo Cassata (1714 -? ). Alle numerose storiche reliquie donate da Ruggero II (un frammento della croce e le spine della corona di N. S. G. Cristo), oggi se ne sono aggiunte altre. Nel transetto, lato sud, infatti, sono esposte le reliquie di San Pio da Pietralcina: il camice col quale soleva celebrare la messa (con macchie di sangue) e la stola che indossava per confessare. L’interno della Cattedrale, a tre navate con copertura lignea, è arricchito da un fonte battesimale romanico con vasca di lumachella grigia. Annesso alla Cattedrale è il bellissimo Chiostro, decorato da colonne binate con capitelli scolpiti. All’esterno la facciata è opera del Panittera (1240 ) e il portico di Ambrogio da Como (1473). Il Sagrato, antico Cimitero pubblico, fu costituito con la terra Santa di Gerusalemme (Carandino, Passafiume, Auria) fatta portare a Cefalù da Ruggero II, da un campo, chiamato Aceldama, comprato con i trenta denari prezzo del tradimento di Giuda (Mongitore). Il Patrimonio monumentale della Città è ricchissimo. Il Lavatoio "Medievale", foce del fiume Cefalino, presenta una suggestiva quanto originale struttura. Il Barocco è rappresentato dai prospetti del Monte di Pietà (1716) e della Chiesa delle Anime Purganti (1668), mentre, tante altre chiese, ricordano epoche e stili diversi. Una visita a Cefalù non può escludere una sosta al Museo Mandralisca che contiene una pregevole collezione archeologica, una Pinacoteca della quale fa parte il “ritratto d'Ignoto”, capolavoro di Antonello da Messina, una collezione malacologica e una biblioteca storica. A circa 4 Km. da Cefalù sorge il placido Borgo di S. Ambrogio, frazione di Cefalù, sorto intorno al 1783, che offre un bel panorama e tanta simpatica accoglienza. Ancora a pochi chilometri da Cefalù, presso l’omonima contrada, sorge la chiesetta di S. Biagio, antica “gancia”, pertinenza di un Cenobio benedettino. All’interno della cappella è possibile ammirare magnifici affreschi del XIII secolo, opera di maestranze della scuola pittorica siciliana.Tra gli ulivi di Settefrati, svetta la torre del Castello Ortolani di Bordonaro, antica dimora della Famiglia Duca. Il complesso è stato donato dal Barone Gabriele Ortolani di Bordonaro, Principe di Torremuzza ( 1907 - 1992), alla Città di Cefalù, perché diventasse centro propulsore di attività socio-culturali. Ai piedi di Pizzo S. Angelo, a 15 Km. da Cefalù (m. 800 s.l.m.), tra una fitta vegetazione di boschi, sorge il Santuario di Gibilmanna, dedicato a Maria SS. del Giubileo Magno, importante luogo di culto e meta di pellegrinaggi. All’interno si può ammirare l’altare barocco con marmi policromi di pregevole fattura. Eseguito per la Cattedrale di Palermo dallo scultore Baldassare Pampillonia, su disegno dell’Arch. Paolo Amato, e acquistato dal guardiano del Convento di Gibilmanna nel 1785, custodisce il simulacro marmoreo della Madonna, opera di Antonio Gagini (1534). All’interno dell’antico Convento è possibile visitare un ricco Museo che raccoglie opere d’arte provenienti da Chiese e Conventi , non più attivi, della provincia cappuccina di Messina. Il Museo, che ospita una piccola Pietà, scultura attribuita a Jacopo Lo Duca, cefalutano, compagno di lavoro di Michelangelo, contiene anche una ricca collezione etno-antropologica.
La prima occasione per cogliere il gusto delle tradizioni popolari di Cefalù è il Carnevale che propone quasi sempre belle maschere, carri allegorici, danze e scorpacciate I piatti del Carnevale sono succulenti: lasagni cacati (pastasciutta con ragù di salsiccia e ricotta fresca) e cannoli, dolci ripieni di ricotta e canditi il cui involucro è composto da un impasto di farina fritto nello strutto. La Festa di S. Giuseppe (19 marzo) viene vissuta con grande devozione. La sera della vigilia si organizza la Vampa di S. Ciusieppi, spettacolare falò. Nel giorno della festa viene portato in processione il fercolo del Santo e si mangiano i sfinci (soffici dolci di farina e uova che dopo essere stati fritti vengono ricoperti di crema di ricotta). La Settimana Santa e le Festività Pasquali sono vissute dai Cefaludesi con grande religiosità e nel rispetto delle tradizioni. La Domenica delle Palme si svolge la tradizionale benedizione di rami di ulivo e di palma, questi ultimi intrecciati seguendo un’antica tradizione. Il Venerdì Santo si svolge la commovente Processione che si snoda per la Città al seguito dei simulacri del Cristo Morto e dell’Addolorata. Il lunedì dopo la Pasqua tutti vanno a satari i vadduna. E’ questa l’originale maniera di indicare la tradizionale scampagnata del Lunedì dell’Angelo. Il menu è ricco e si conclude con la cassata e i dolci pasquali detti i pupa cull’uovu, biscotti che, in forma di panierini, agnelli, pesci, colombe etc., ricoperti di zucchero e di riavulicchi (decori colorati di zucchero), inglobano nella loro architettura uova intere. Nella prima metà di giugno si Celebra la Festa del Corpus Domini. Una imponente processione accompagna il SS. Sacramento. Il giorno che precede tale festività si svolge la Fruottula, costituita da un corteo di composizioni floreali figurate ,una delle più antiche testimonianze delle tradizioni popolari di Cefalù, che viene anche chiamata la Festa del Pane, e costituisce il retaggio dell’antica festa delle Maestranze e delle Corporazioni che, anticamente, si protraeva per otto giorni (Ottava). In Agosto si svolge la più importante festa di Cefalù, quella del SS. Salvatore, Patrono Storico e Titolare della Basilica Cattedrale. Il 2 agosto alle ore 18,00 su di un pennone posto sul tetto della cattedrale viene issata, tra lo sparo dei mortaretti e il suono della banda, la bandiera del SS. Salvatore. È l’inizio della Festa che ha il suo culmine, con grande concorso di popolo e la partecipazione delle Autorità Civili, Militari ed Ecclesiastiche, nella Solenne Celebrazione Eucaristica in Cattedrale e nella Processione. Luminarie, spettacolari fuochi artificiali, concerti musicali e manifestazioni sportive concorrono a dare brio alla principale festa di Cefalù che ha nella ‘ntinna a mari la manifestazione profana più interessante, legata alle tradizioni marinare della Città. Nel pomeriggio del 6 agosto un lungo palo (antenna) viene sospeso sull’acqua dalla banchina del Molo. I migliori equilibristi tra i più abili marinai di Cefalù gareggiano per impadronirsi della “bandiera” posta sull’estremità dell’antenna. Il piatto specifico per questa festa è la pasta a tianu (al tegame), condita con ragù, carne, melanzane fritte, abbondante basilico e pecorino. Il Natale a Cefalù si festeggia con gioia, allegria e grande devozione. L’atmosfera natalizia si comincia a sentire il giorno della Festa dell’Immacolata (8 dicembre), Patrona di Cefalù dal 1954, con la solenne processione. Tra le caratteristiche peculiari la più importante è ‘a Ninnariedda, nenia natalizia che la notte della vigilia di Natale viene eseguita per le strade di Cefalù da tempo immemorabile. I dolci tipici di questa festa sono i tradizionali “catuobisi” biscotti di pasta frolla con il loro ripieno composto di frutta secca. La notte del 31 dicembre, a Cefalù, è la festa dei bambini. A “Vecchia Strina”, strano essere grinzoso e sdentato, la sera dell’ultimo giorno dell’anno, secondo un’antichissima tradizione, va in giro portando doni ai bambini. Da alcuni anni, la sera del 31 dicembre si inscena la venuta dalla Rocca della “ vecchia strina “ con una sfilata durante la quale l’attesa vecchietta sfila per le vie della città, distribuendo dolci e caramelle.
Detta anche “del mare” o della “Piscaria”, è l’unica delle porte di Cefalù ad esserci pervenuta quasi intatta nella sua struttura tardo-medievale, costruita quando i Ventimiglia controllavano la città, con il vistoso ampliamento operato nel 1570 quando era Viceré di Sicilia il Marchese di Pescara, da qui il nome.
Detta anche “dell’Arena”, era protetta da una torre, ancora esistente, proprietà dei Ventimiglia. La struttura della porta fu ristrutturata nel 1591 ed ampliata nel 1614 sotto il governo del Viceré d’Ossuna, da qui il nome.
Chiamata nel tempo anche “S. Antonio”, fu ampliata e ristrutturata alla fine del XVI sec. da Gian Lucio Velasco, Capitano d’Armi. Il perdurare dell’uso del toponimo è dovuto alla radicata presenza degli Ebrei e del loro Quartiere fino al 1493.
Detta anche “Maggiore”, era quella che presentava i retaggi di più antica architettura. Demolita la parte megalitica nel 1787, fu ristrutturata l’anno successivo. Oggi resta solo una parte dell’antichissimo Baluardo che la proteggeva, visibile alla base della Torre dell’Orologio di Piazza Garibaldi.
Basilica-fortezza fatta costruire da Ruggero II nel 1131. Attraverso numerosi interventi di decoro e ampliamento oggi si presenta dopo i grandi lavori di restauro che l’anno coinvolta dagli anni ’70 del secolo scorso.
Costruita nel XVII secolo dalla Confraternita omonima unificando la Cappella di S. Margherita e la chiesa di S. Stefano Protomartire. Il prospetto barocco è datato 1668.
Residenza cefalutana dei Marchesi di Geraci, costruita su antiche preesistenze, si compone di diverse parti: un nucleo iniziale, il palazzo “bicromo” (seconda metà del XIII sec.); il corpo contenente la torre (primi decenni del XIV sec.) ed altre parti oggi inglobate nelle costruzioni adiacenti.
Tipico cortile medievale presenta un ingresso con arco e all’interno una torre della quale restano visibili alcune decorazioni a “testine” e “gigli”. La famiglia Bellipanni, da cui prende il nome, gestiva al suo interno un “fondaco”, una bottega “della neve” e, secondo la tradizione, anche la fabbrica dei sigari.
Il luogo accoglie la foce del fiume Cefalino o Cefalcide che, attraverso un percorso sotterraneo dalle montagne alle spalle di Gratteri, sfocia nel mare di Cefalù. Nel 1655 la prima grossa trasformazione con la costruzione degli archi interni e, infine, nel 1890 l’attuale sistemazione.
L’Edificio megalitico (V sec. a. C.), esistente sulla Rocca, meglio conosciuto come Tempio di Diana è affiancato ad una cisterna risalente ad età protostorica (IX sec. a. C.). Il primo presenta nella sua struttura grossi conci poligonali in lumachella; la cisterna è in parte scavata nella roccia ed è caratterizzata da una copertura a dolmen.
Tra i tanti mulini presenti nei dintorni di Cefalù è uno dei più completi dal punto di vista architettonico e fa parte del gruppo dei mulini che si susseguivano sul fianco della rocca; una serie di archi sostiene il condotto idrico che arriva fino al punto di “caduta” dell’acqua.
Detta anche “Addoloratella” e costruita dal Canonico Pietro Legambi nel 1780, venne dapprima intitolata alla Pietà, quindi, nel 1900 al suo interno si iniziò il culto della Madonna sotto il tutolo della Catena.
Istituito da Vincenzo Costa († 1700) per volontà testamentaria, trova la sua prima collocazione in Piazza del Duomo, nei pianterreni dell’attuale Palazzo Maranto; nel 1716 viene edificata la definitiva sede esistente in Via Mandralisca. Le parti scultoree del prospetto sono opera di due fratelli cefaludesi, Domenico ed Antonio Speziale, scalpellini cefalutani che in città avevano continuato la tradizione scultorea portata dal padre, Michele, scalpellino di Ficarra (ME).
L’attuale chiesa nasce dalla moderna unificazione di due antiche chiese: la prima è quella sotto lo stesso titolo nata nel 1585; l’altra di S. Giovanni Evangelista già esistente nei primi anni del XVI secolo.
Fatta costruire da Ruggero II nel 1129, è il primo intervento “militare” normanno a Cefalù: un mastio fortificato vicino all’approdo. Trasformata e dedicata a S. Leonardo, la chiesa fu inglobata nel Reclusorio delle Orfane, fondato nel 1648 dal Vescovo Gussio.
Il promontorio è stato immaginato da Vincenzo Bellini come teatro delle gesta della sua opera “Il Pirata”. Con i suoi scogli rossastri: Tallarita, Baronello e Passarella ( così venivano chiamati nell’antichità), è uno dei più suggestivi luoghi di Cefalù. La torre di avvistamento che si trova sul promontorio fu voluta dallo Spannocchi alla fine del XVI sec., fu attivata solo intorno al 1618
Il Santuario di Gibilmanna, fondato nel 1535 da Padre Sebastiano da Gratteri, fu aggregato alla chiesa, già esistente, risalente ad una antichissima presenza Benedettina cessata agli inizi del XIII secolo. La chiesa si avvalse poi della cura di eremiti, l’ultimo dei quali, Iuliano de Placia divenne frate del Convento.